Il Ciclo di Car-Not (Carnot-Notarrigo)

Sulla interazione indissolubile tra sistema economico e sistema termodinamico, con le immancabili conseguenze sulla esplosione entropica

“Ambientalismo” speculativo, ambientalismo nostalgico, ambientalismo scientifico

PUBBLICHIAMO ALCUNI STRALCI DEL TESTO IN LIBRERIA

INDICE

Perchè questo testo

Fatti di cronaca quotidiana

Un breve salto nella storia del movimento ambientalista

Il legame indissolubile tra ciclo economico e ciclo termodinamico

L’opera di Salvatore Notarrigo

Il contributo di AngeloPagano

Il contributo di Giuseppe Boscarino

Il contributo di Giuseppe Amata

Una doverosa considerazione

Una proposta

Il ciclo di Car-Not

APPENDICE 1

APPENDICE 2

APPENDICE 3

Perchè questo testo

Si potrebbe iniziare un lavoro sull’ambiente con una foto sulla desertificazine, con una tabella dei valori medi di temperatura, ma ormai sono cose a tutti note, quello che potrebbe avere senso sono le varie risposte dei vari sistemi di potere riguardo al problema, ma anche queste sono in fondo abbastanza note ad un lettore attento.

Quello che appare invece rilevante è riuscire a fare un briciolo di chiarezza sul livello di sviluppo dell’approccio scientifico a quello che è ormai il problema nodale, il problema della sopravvivenza della specie umana.

Partendo dalla constatazione che la scienza economica, pressata da enormi interessi di natura finanziaria, ha via via perduto il filo dei parametri che caratterizzano ciò che viene considerato scienza, smarrendosi in un dedalo di rivoli incapaci di fornire il benchè minimo supporto per la comprensione dello statu quo dello sviluppo economico, e men che mai dei suoi sviluppi futuri.

Precisando che per “scienza” intendiamo “scienza galileiana-newtoniana”, in estrema sintesi una scienza che, in antitesi a quella di stampo aristotelico, tenda a suddividere gli infiniti rivoli che determinano un fenomeno empiricamente rilevato, tra “elementi primari” ed “elementi secondari”, tentando di caretterizzare prioritariamente quelli primari ed applicando solo succesivamente le correzioni secondarie. Cioè costruendo un modello semplificato, ideale, del fenomeno, determinandone le leggi fondamentali (espresse in termini sintetici, formalizzate, cioè matematici), e ricercando in seguito le leggi dei fattori che accompagnano inevitabilmente il fenomeno in esame.

E’ la comprensione e la formalizzazione complessiva dei fenomeni di nostro interesse che ci forniscono il quadro completo della loro “spiegazione” .

Laddove il filone degli “economisti classici”, muovendosi sui parametri della scienza quale si andava consolidando fino al XIX sec, iniziava a fornire un apparato prezioso in tale direzione, la sua espulsione dal novero della scienza economica lasciava del tutto scoperto questo fondamentale fianco della ricerca.

Espulsione toccata in primo luogo alla ricerca di Karl Marx che proprio per la sua profondità e per la ricerca di soluzioni ai problemi focalizzati, si rivelava sempre di più una mina vagante nello stagno degli interessi costituiti.

“Nel campo della economia politica, la libera ricerca scientifica non incontra soltanto gli stessi nemici che incontra in tutti gli altri campi. La ntura peculiare del materiale che tratta chiama a battaglia contro di essa le passioni più ardenti, più meschine e più odiose del cuore umano, le Furie dell’interesse privato”(K.Marx, Il Capitale, E.R., 1970, 1,1, pag 18)

“Il mio punto di vista, che concepisce lo sviluppo della formazione economica della società come processo di storia naturale…” (ibidem)

Marx dichiara esplicitamente la sua scelta a favore del metodo della scienza moderna in numerosi passaggi della sua opera, e tale scelta metodologica è stata confermata da autori come P. Sweezy (La teoria dello sviluppo capitalistico, 1942), C. Napoleoni, L. Novak ed altri.

La coerenza del metodo di analisi rigorosamente scientifico con lo studio dei fenomeni dello sviluppo economico la rintracciamo in un articolo di A. Einstein nel primo numero di Monthly Review, 1949, “Perchè il socialismo”, nel quale Einstein fa suoi i concetti fondamentali dell’ analisi marxiana, a partire dal valore-lavoro.

L’articolo è stato ripubblicato in occasione del cinquantenario della rivista.

Lo pubblichiamo, dato il suo estremo interesse, in APPENDICE 3.

Su questa linea di pensiero si colloca, come vedremo, dal 1982, S.Notarrigo, sulla scorta dei lavori di Von Neumann, Georghescu-Roegen, e sopratutto Sraffa.

Perchè, in definitiva, oggi più che mai l’esigenza di ribadire la necessità di formulare le scelte ambientali come scienza empirico-formale in perfetta aderenza con le fondamentali leggi della materia e con quelle dello scviluppo economico, da esse immediatamente conseguenti?

Perchè, a nostro avviso, così come in ogni ambito di importanza assolutamente vitale per lo sviluppo del genere umano, non è pensabile un approccio che non sia sviluppabile almeno sul piano della ordinaria elaborazione matematica.

In questo scritto abbiamo tentato di separare il più possibile il livello informativo sullo stato della conoscenza sulla crisi ambientale, aspetto già di per sé centrale nella sua estrema attualità,dal suo sviluppo matematicamente formalizzato, che abbiamo collocato in nota o in appendice. Trattandosi di un’ area riservata ad una ben precisa classe di lettori, abbiamo scelto di lasciare la notazione di Dirac relativa al calcolo matriciale per la sua particolare compattezza che la ha fatto prediligere agli studiosi di Meccanica Quantistica e quindi non a caso a S.Notarrigo.

Lo scritto si conclude con una proposta chiaramente provocatoria: perchè non dedicare a colui il quale ha indagato a fondo la sostanziale correlazione e isomorfismo tra fenomeno termodinamico e fenomeno economico, il ciclo unificato fisico-economico, definendolo quindi come ciclo di Carnot-Notarrigo (di Car-Not) ? Dopo di che procedere nello sviluppo dell’analisi dei fenomeni fisico-economici non su due binari paralleli, ma su un unico binario, con carrozze tra loro omgenee. E’ una scommessa.

Fatti di cronaca quotidiana

Decine, forse centinaia, di milioni di esseri umani sono in questi anni in viaggio verso terre che garantiscano loro almeno la sopravvivenza. Si moltiplicano i muri, le barriere, i movimenti reazionari ed identitari.

Decine di migliaia di attività produttive in tutto il mondo debbono bloccare o ridurre il ciclo produttivo sia nel settore agro-alimentare che in quello industriale, per la sopraggiunta saturazione di condizioni avverse. Imprenditori agricoli ed industria agro-chimica pretendono il mantenimento ed il potenziamento dell’uso di pesticidi e di concimi chimici, (v. movimento dei “trattori”), ben sapendo che ciò avviterà l’umanità in una serie di eventi di cui il Covid 19 è stato solo la prima avvisaglia. Sotto il profilo strettamente contabile peraltro la crisi della produzione agricola è reale e profonda, e migliaia di aziende rischiano di chiudere i battenti.

Tutto ciò produce effetti sempre più catastrofici sia sul piano bellico in quanto le crisi internazionali diventano sempre più laceranti, sia su quello della contaminazione e della emissione incontrollata di prodotti climalteranti. Disboscamento incontrollato della foresta pluviale, combustione incontrollata di rifiuti di ogni sorta, eventi bellici, determinano una accelerazione esponenziale della catastrofe imminente.

Di fronte a questa situazione, evidente di per se, le classi sociali detentrici del potere mondiale stanno sempre più assumendo un atteggiamento suicida e stragista, da un canto fomentando e finanziando l’esercito dei negazionisti, da giornalisti pronti a vendersi al migliore offerente in un osceno mercato delle vacche, a uomini di “scienza” non dissimili, dall’altro ad inviare ai consessi internazionali che dovrebbero regolamentare le attivtà climalteranti, esponenti della finanza nazionale pronti a camminare sui cadaveri dei propri figli pur di difendere gli equilibri finanziari attuali o a spostarli a proprio favore.

Quello che sta raggiungendo livelli impressionanti è la diffusione a macchia d’olio nei principali paesi del mondo di atteggiamenti di totale negazione di ogni forma di razionalità, ed in primo luogo evidentemente dei fondamenti stessi della razionalità scientifica.

La prima vttima di questa strisciante regressione è il concetto stesso di numero. Laddove già dai tempi di Pitagora la realtà era considerata tangibile e descrivibile solo se, almeno potenzialmente, quantificabile e quindi numerabile, dopo 25 secoli, un movimento che serpeggia tra le masse diseredate in tutti i continenti, tende a distruggere ogni fondamento quantitativo e quindi tendenzialmente oggettivo nella lettura degli eventi che ci circondano, rendendo così lecita ogni illazione ed ogni intrpretazione della realtà.

Uno degli esempi più vistosi si è avuto e si ha con la vicenda di Trump, ad oggi non ancora conclusa. Molto semplicemente, laddove i numeri sancivano la sua sconfitta, Trump, contro ogni evidenza, affermava che i numeri erano falsificati da mani occulte e su questa affermazione fondava la mobilitazione di cospicue masse all’ assalto degli edifici governativi. In vista delle elezioni 2024, dichiara che se i numeri dovessero negargli il secondo mandato, un bagno di sangue scorrerà negli USA.

Forse ancora più clamorosi i commenti dei vari organi di stampa riguardo alla legittimità delle scelte del governo italiano 2022. La coalizione vincente ha totalizzato, su un totale di aventi diritto di 51.214.000 elettori, 12.304.000 preferenze, pari al 24% del totale. (Fonte Min.Int.).

Le varie opposizioni hanno cumulato 12.980.000, cioè il 25,34%.

La straordinaria maggioranza di seggi parlamentari è dovuta solo alla legge elettorale che fonda i seggi assegnati sui cosiddetti seggi uninominali che premiano le coalizioni precostituite, ma in realtà nulla ha a che vedere con le maggioranze popolari.

In definitiva l’attuale governo, non solo ha ricevuto meno voti (circa mezzo milione) dell’ opposizione, ma in ogni caso esprime solo il 24% del corpo elettorale.

Ebbene, a fronte di una situazione formalmente chiara, ma sostanzialmente da interpretare con estrema cautela, l’inteo arco politico italiano ha accettato il dato di fatto parlamentare, e addirittura il gruppo governativo parla ogni giorno, incontrastato, di leggi volute dal POPOLO ITALIANO che si sarebbe con grande evidenza espresso a suo favore.

Ancora più paradossali i commenti riguardanti gli esiti italiani del voto europeo, nel quale il partito della leader ha perso quasi 600.00 voti, la sua coalizione nel complesso ha peso 1.181.000 voti, ma tutti i commenti, con ben rare eccezioni, accettano la narrazone governativa di una, sia pur moderata, vittoria !

Il vento reazionario che spira un pò dovuque nel mondo è stato alimentato massicciamente dal fenomeno NO VAX, capillarmente orchestrato dalle forze reazionarie antiscientifiche. Anche in questo caso la quantificazione dei fenomeni che hanno sollecitato lo studio e la realizzazione dei vaccini e del complesso sistema di somministrazione è stata o totalmente artefatta, o semplicemente ignorata.

Realizzando un calderone in cui il corretto sdegno per la privatizzazione e la conseguente speculazione dei vaccini, è stato inglobato in un confuso e violentissimo attacco alla metodologia della ricerca in campo sanitario e non solo.

Calderone in cui ogni giorno vengono aggiunte le voci di presunti uomini di scienza indipendenti pronti a negare la evidenza del dissesto ambientale

Come vedremo in questa breve nota, la chiave per affrontare in termini positivi quello che è ormai il problema cardine della sopravvivenza stessa della società umana, esiste. Ma, nella sua semplicità, entra talmente in conflitto con gli interessi costituiti delle classi sociali detentrici del potere reale, da trasformarsi in un problema enormemente complesso, come vedremo in seguito.

Purtroppo le leggi dello sviluppo fisico-economico richiedono una formalizzazone su basi assiomatiche, sviluppate via via con procedimenti logico-matematici. Ciò rende difficile la comprensione immediata ai non specialisti dei passaggi necessari per pervenire col necessario rigore logico alle conclusioni della trattazione.

Abiamo tentato di sviluppare ugualmente gli elementi trattati, rinviando alle fonti citate la completa documentazione sul piano matematico.

Un breve salto nella storia del movimento ambientalista:

Ricordiamo intanto come Marx ed Engels siano stati gli antesignani nella denunzia delle devastazioni che l’opera dell’uomo, agendo sotto i diktat del delle ferree leggi del capitalismo, opera sulla biosfera.

L’intersse costante di entrambi per il dibattito scientifico nel corso del XIX sec. è evidente dall’esame del carteggio, ed emerge in ogni pagina delle loro opere.

Marx apre “Il Capitale” così: “Il mio punto di vista, che concepisce lo sviluppo della formazione economica della società come processo di storia naturale…” (vol I,1, pag. 18).

Diecine sono i suoi richiami alle aberrazioni che la incessante ricerca dell’ incremento del tasso di profitto produce sull’ambiente.

Engels dedica un intero capitolo del suo “Dialettica della natura” ad esmpi di degrado e di vero e proprio collasso ambientale indotti da scriteriate politiche speculative.
Negli anni ’50 si registra la prima contestazione ecologica del xx° secolo, con in prima linea Barry Commoner, biologo, a causa delle esplosioni nell’atmosfera delle bombe nucleari, fonti di inquinamento radioattivo dell’intero pianeta.
Nel 1958 un gruppo di scienziati, fra cui appunto Commoner, allo scopo di informare un vasto pubblico, si fa promotore di un notiziario, «Nuclear Information» (divenuto nel 1964 «Scientist and Citizen»); per molti anni il gruppo di Commoner fu tra quelli più attivi e più noti nella divulgazione di quello che si palesava sempre più come il problema dei problemi.
Sopratutto Commoner era tra i più attivi nel mettere in evidenza l’aspetto politico del problema ambientale, nel senso preciso che solo scelte generali che imponessero al mondo della produzione l’adozione di metodi meno impattanti sull’ambiente potevano avere risultati significativi.

Persino le (poche) menti critiche all’interno del mondo capitalistico cominciano a porsi in modo problematico i temi posti dallo sviluppo ad oltranza, nel 1968 nasce il club di Roma (Aurelio Peccei, Alexander King e vari altri dirigenti d’impresa, ricercatori ed economisti) e nel ’72 veniva pubblicato “I limiti dello sviluppo” e sullo stesso filone, nel ’78 “La delusione tecnologica”.

Il testo di Commoner “Il cerchio da chiudere” apparve in Italia nel ’71 (poi nel ’76 “La povertà del potere“) e costituì un elemento traumatico per quella minoranza che cominciava a comprendere la rilevanza dei problemi in gioco.
Lo stesso anno usciva a Cambridge, Mass. l’opera fondamentale di Georghescu Roegen “ la legge dell’entropia ed il processo economico”, che sarà a fondamento, tra l’altro, dei successivi lavori di Amata, Notarrigo e Pagano sull’ isomorfismo tra sistema termodinamico e sistema produttivo.
Nel ’76 il gruppo The Alchemist Institute pubblicava “The Journal” in cui le acquisizioni del crescente movimento ambientalista assumevano un carattere di divulgazione di massa, nel clima hippy degli anni del riflusso.

Il filone della tematica riguardante la biosfera si divaricava in quegli anni in modo deciso: da una parte un ambientalismo “a prescindere”, di stampo idealistico-esoterico, di grande impatto all’interno della piccola borghesia dei paesi più svilippati, che definiremo “ambientalismo romantico”, o “nostalgico”, dall’altra un filone di studi di alto livello di formalizzazione matematica che proprio per questo non dialogavano, e non dialogano, se non all’interno di una ristretta cerchia di specialisti.

Alcuni altri testi fondamentali:

J. Von Neumann Un modello di equilibrio economico generale, “L’Industria”, n.1, 1952

P. Sraffa: Produzione di merci a mezzo di merci, Einaudi, 1960 (ristampa nel 1981)

M.Morishima,La teoria economica di Marx, IEI, 1974.

G.Amata, S.Notarrigo, Energia e ambiente, CUECM, Catania, 1987

Come appare evidente, è possibile trattare il problema del dissesto ambientale solo affrontando il problema più generale della produzione di beni, e cioè la stessa struttua economica del paradigma vincente della società occidentale e, ormai, non solo.

Il secolo XXI si è caratterizzato e sempre più si caratterizza come fucina di mistificazioni “ambientaliste”, le cosiddette “soluzioni green” (v.ad es. l’auto elettrica) che presentano al pubblico bilanci energetici parziali, mistificanti, talvolta del tutto falsi (ambientalismo speculativo).

Le soluzioni green in realtà si caratterizzano come una via d’uscita nell’ambito dello sviluppo sempre più accelerato del processo produttivo, con conseguenze pesantemente negative per la complessiva tenuta dell’ ecosistema.

Un esempio per tutti: immaginiamo che sia materialmente possibile raccogliere dalla radiazione solare tutta l’energia di cui lo svilupp economico abbisogna, tramite dispositivi fotovoltaici o altri consimili, realizzando così il sogno dei sostenitori del rinnovabile. Cosa avverrebbe, in tal caso? Certamente si avrebbe il vantaggio della eliminazione della combustione e dei suoi effetti nocivi.

Ma solo pochi studiosi hanno effettuato il bilancio reale del processo di realizzazione ed installazione del fotovoltaico, e soprattutto pochi si sono posti il problema: assorbire massicce quantità di energia di provenienza solare sottraendola al normale ciclo terrestre di irradiazione notturna verso l’universo dell’energia ricevuta durante il giorno, a quali conseguenze termodinamiche condurrà?

L’energia termica utilizzata e/o accumulata durante il giorno, sottratta quindi al ciclo giorno/notte, la ritroveremo senza dubbio alcuno come calore residuo, di scarto, con l’inevitabile effetto di contribuire, sia pur senza emissione di CO2, al riscaldamento globale

Ancora una volta una finta soluzione che non risolve il problema ma che lo sposta più in là, con grande soddisfazione dei produttori dei dispositivi necessari.

Biosfera, termodinamica, ciclo economico

Questa nota si occuperà delle relazioni tra biosfera, leggi della termodnamica, e leggi dello sviluppo economico.

Le relazioni tra biosfera e termodinamica appaiono immediatamente evidenti se si riflette sul fatto che ogni attività produttiva si avvale di macchine, oggetto proprio dello studio della termodinamica, che un complesso industriale è costituito da centinaia di singole macchine che nel loro insieme costituiscono pur sempre un unico blocco che non può sfuggire alle leggi fisiche, e che un comparto economico è l’insieme di n complessi industriali.

Meno evidente è invece la relaione tra leggi economiche e leggi della termodinamica, e più in generale leggi fisiche.

Molto acutamente C.Maffioli (“Una strana scienza. Materiali per una storia critica della termodinamica” Feltrinelli 1979) evidenzia il rapporto di diretta filiazione tra sviluppo tecnologico, in particolare della siderurgia delle macchine termiche, in una fase di enorme espansione dell’ industria moderna e degli investimenti di capitali in quel settore, e l’approfondimento delle problematiche legate al flusso del calore ed alla sua trasformazione in energia meccanica.

E in effetti nei secoli precedenti il XVIII, e fino a Galilei, Newton ed i loro contemporanei, la scienza nasceva da una tensione culturale, filosofico-etica, sia pur con inevitabili ricadute sul piano delle quotidiane attività umane.

Nel corso del XVIII sec. invece, il travolgente sviluppo delle attività produttive, con la necessità di estrarre quantità sempre crescenti di combustibile fossile (carbone), e quindi di drenare gli strati più profondi delle miniere, andava in conflitto con la impossibilità di costruire pompe in grado di sollevare acqua oltre una determinata profondità. Via via queste tematiche tecnologiche ebbero una diretta evoluzione nella realizzazione di macchine in grado di produrre lavoro meccanico con rendimenti crescenti e concorrenziali, tutte problematiche he necessitavano di un approfondimento teorico.

Per tutti si veda il caso di J.Watt, simultaneamente uomo di scienza e tecnico di valore, in grado di passare agevolmente dalle descrizioni qualitative dei fenomeni rilevati nel corso dei suoi interventi sulle macchine termiche del’epoca (la macchina di Newcomen in promo luogo), allo sviluppo di importanti contributi teorici che gli permisero la creazione di una attività indutriale di altissimo livello tecnologico, sopratutto nella produzione di macchine a vapore. Naturalmente una figura come quella di Watt non poteva non entrare nell’ agone dello sviluppo produttivo, con la creazione nel 1794 della Boulton & Watt (Soho Foundry) che fu attivo nella produzione di macchine termiche sino alla fine del secolo successivo.

Molti studiosi datano al 1784 , anno del brevetto del motore a doppio effetto di Watt, la nascita della nuova era, l’antropocene, in cui l’azione dell’uomo interferisce in modo significativo con i ritmi naturali del pianeta Terra.

L’approccio prevalentemente ingegneristico di Watt e di tanti suoi contemporanei non poteva che sollecitare un atteggiamento più rigorosamente scientifico (nel preciso senso che questo termine aveva assunto nel secolo precedente) di diversi studiosi coetanei.

Il dibattito tra i fautori del Calorico ed i loro detrattori caratterizzò tutta la prima metà del XIX secolo, ma già negli anni ’40 l’esperimento del mulinello di Joule permetteva una conferma, accolta sostanzialmente senza gravi polemiche da parte della comunità scientifica dell’ epoca, del postulato di conservazione dell’energia che prescindeva dalla necessità di ammettere l’esistenza del celebre fluido.

Ben diverso e contrverso il percorso per l’ accettazione del secondo postulato, quello della degradazione dell’energia.

Sempre secondo Maffioli, op. cit., mentre il postulato di conservazione, concettualmente aperto alla reversibilità dei fenomeni, risponde ad un generale principio di ordine, perfettamente integrato nella etica e nella teologia dell’ epoca, il postulato del degrado/dissipazione, nelle varie formulazioni che via via assumeva in quegli anni ( Kelvin, Clausius, Carnot), introducendo il concetto della irreversibilità, si scontrava con la concezione biblica secondo la quale solo Dio avesse la possibilità di crere o distruggere energia.

Forse tra le diverse formulazioni del secondo postulato la più espressiva è quella data da Clausius in un suo testo (Théorie mécanique de la chaleur) del 1888:

E’ impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia il trasferimento di calore da un corpo ad una determinata temperatura ad un altro a temperatura maggiore.

Una imprtante conseguenza è quella secondo la quale se una macchina terimica produce lavoro meccanico utilizzando calore prelevato a temperatura T, DEVE cedere una parte di tale calore ad una sorgente (refrigeratore) posta ad una temperatura minore t.

Una concettualizzazione rigorosa della questione era stata fornita proprio da Clausius (1850) con l’ introduzione del concetto di entropia tramite il quale si forniva una formulazione coerente del problema della irreversibilità dei fenomeni fisici. In formule, considerando gli incrementi infinitesimi, in ogni trasformazione reale si ha:

dS = dQ rev/ T ,

con T temperatura assoluta alla quale avviene lo scambio di calore.

Ciò vuol dire che ogni trasformazione reale, in qualche misura irreversibile, riduce di dS la quantità di energia utilizzabile per produrre lavoro, in una ineluttabile corsa alla crescente indisponibilità di energia (corsa alla “morte termica dell’ universo”).

Quindi alla fine di ogni trasformazione reale la quantità di energia disponibile diminuisce, mentre aumenta l’ entropia complessiva dell’ ambiente in cui la trasformazione è avvenuta.

Questa ineluttabile proprietà delle trasformazioni fisiche fu rilevata in termini espliciti circa un secolo dopo da un economista romeno, Georghescu -Roegen, il quale condusse una dura battaglia per ricordare come lo sviluppo economico di un società sia materialmente condizionato dalla disponibilità fisica di risorse e dalla presenza di inderogabili leggi per la loro trasformazione, (op. cit.)

Ma troppo spesso dimentichiamo che l’acceso dibattito tra gli studiosi del XIX sec. venne seguito, come visto sopra, con estremo interesse già da Marx e da Engels nel corso stesso dello sviluppo della termodinamica come scienza autonoma.

E d’altronde gli interessi di Marx nei confronti dei problemi fondamentali della scienza si manifestano già quando, giovanissimo, individua nelle opere di Democrito ed Epicuro l’oggetto della sua tesi di laurea.

Nel 1933 venivano pubblicati per la prima volta, in russo, i Manoscritti matematici, tradotti poi in italiano da Spirali nel 2005,

Anche nel campo dell’analisi infinitesimale, Marx appare partecipare, con estrema attenzione e contributi del tutto personali, a quelli che sono i nuclei fondativi della ricerca a lui contemporanea, anche se nello sviluppo del Capitale sceglierà un minimo uso della formalizzazione analitica.

Nel III libro del Capitale, Editori Riuniti, pag 224, Marx osserva, ad es. : La grande proprietà fondiaria riduce la popolazione agricola ad un minimo continuamente decrescente e le contrappone una popolazione industriale continuamente crescente e concentrata nelle grandi città; essa genera così le condizioni che provocano un’ incolmabile frattura nel nesso del ricambio organico sociale prescritto dalle leggi naturali della vita, in seguito alla quale la forza della terra viene sperperata e questo sperpero vene esprtato mediante il commercio molto al di là dei confini del proprio paese… La grande industria e la grande agricoltura gestite industrialmente operano in comune. Se inizialmente si divdono per il fatto che la prima dilapida e rovina prevalentemente la forza-lavoro, e quindi la forza naturale dell’ uomo, e la seconda più direttamente la forza naturale della terra, più tardi invece esse si danno una mano, in quanto il sistema indusriale nella campagna succhia l’energia anche dagli operai e l’industria e il commercio, dal canto loro, procurano all’agricoltura i mezi per depauperare la terra.

Siamo nel cuore del concetto di sperpero delle potenzialità delle energie naturali, concetto attorno al quale ruotava in quegli anni l’intero dibattito sulla dissipazione dell’energia.

Il legame indissolubile tra ciclo economico e ciclo termodinamico:

Negli ultimi decenni del XX sec., mentre la termodinamica era già da un secolo una scienza “matura”, “nel senso che, dopo la necessaria e avventurosa fase fatta di ipotesi azzardate e di chiarificazioni concettuali nel confronto con l’esperienza, può essere posta su basi assiomatiche e svolgersi in modo deduttivo sul piano della pura logica e della pura mtematica [a partire da] pochissimi principi generali. (Notarrigo), la scienza economica, per sua intrinseca natura, trovava gravi difficotà a stabilire una correlazione attendibile sul piano concettuale, e di conseguenza su quello della sua matematizzazione, spinta come era (e com’è) da interessi troppo più grandi della pura esigenza speculativa necessaria per costituire un corpus concettuale che possa rientrare entro i confini di una scienza.

Negli anni a cavallo di quella autentica rivoluzione culturale che ebbe luogo attorno al ’68, il lavoro dei cosiddetti “economisti classici” di cui Marx fu la punta avanzata, ebbe un improvviso rilancio ed approfondimento che non poteva non scatenare le forze (culturali e politiche) che si ritenevano in grave pericolo per l’imminente avvento di movimenti politici antagonisti di massa.

Apparvero quindi, in piena sintonia con il compessivo attacco sia sul piano culturale che su quello propriamente militare (guerre, colpi di stato tentati ed effettuati), una raffica di opere volte a distorcere, sminuire e ridicolizzare il lavoro, in realtà ineccepibilmente fondato sul piano logico-scientifico, di K. Marx.

Per tutti, si leggano i lavori di J. Steedman, capofila in quest’opera di demolizione del solidissimo edificio marxiano.

Le problematiche poste in essere negli anni ’60 e ’70 , nel corso di questi lunghi decenni sono state semplicemente oscurate dal dibattito scientifico e culturale in quanto sgradevoli e imbarazzanti nell’ambito del monopolio economico – culturale.

Il dibattito economico, schiacciato dall’ imperante paradigma neoliberista, si trascina da decenni tra una crisi ed un’altra senza una direttrice in grado di sviluppare linee predittive che non siano “i timori dei mercati” o “le spinte speculative”.

Nel numero del 1984 appare su “Quaderni della cooperativa Laboratorio” l’ articolo di Fausto Giani “Quale Marx dopo Sraffa” nel quale si riprende il lavoro di Steedman MARX AFTER SRAFFA.

È necessaria una premessa fondamentale per la comprensione di quanto in discussione, a cui daremo la forma di schema cronologico:

1960. Piero Sraffa, indiscussa autorità nella ricerca economica in campo internazionale, (l’anno successivo sarà insignito dell’antesignano del Nobel per l’Economia) pubblica a Cambridge (e simultaneamente in Italia con Einaudi) quella che si rivelerà una vera bomba ad orologeria nel dibattito sulle leggi della accumulazione in economia: “Produzione di merci a mezzo di merci” uno scarno libretto apparentemente incompleto in cui si evidenziano innanzitutto i fattori fisicamente indispensabili per la sopravvivenza di una società semplice senza accumulazione, passando successivamente all’analisi della produzione con sovrappiù e quindi del saggio del profitto.

Il tutto scritto con linguaggio asettico e accademico, senza alcun accenno, per una precisa scelta dell’ autore, a questioni di natura politica o comunque ideologica.

1968 – 1978. Negli anni del Maggio francese, dell’autunno caldo, della tumultuosa ripresa dello scontro di classe, lo studio e l’approfondimento delle opere di Marx diventano, come visto sopra, un elemento centrale del dibattito culturale, politico ed anche scientifico sia in Italia che nel resto d’Europa e nelle Americhe.

Naturalmente in parallelo non potevano non svilupparsi una serie di tentativi di segno opposto, con l’intento di ostacolare, anche nel campo del dibattito ideologico, quella che veniva percepita da parte del sistema di potere costituito come una incombente catastrofe.

Sul versante dello studio delle opere di Marx, l’accusa più comune era innanzitutto quella di mancanza di solidità scientifica esattamente nelle fondamenta dell’intero costrutto deduttivo, e precisamente nell’assunzione, come postulato generale, della teoria del valore-lavoro, considerata una pura illazione di natura ideologica (Steedman, per tutti)

1980 – viene pubblicato in Italia il testo di Steedman “Marx dopo Sraffa” che assumeremo come elemento paradigmatico del tipo di atteggiamento culturale – ideologico dominante, anche perché l’autore stronca alla base ogni tentativo “conciliante” (v. Dobb) di raccordarel’analisi sraffiana con l’impostazione stessa del grande edificio del Capitale. Sulla sua scia gli attacchi all’ intero costrutto, scientifico, ideologico e quindi soprattutto politico, sono innumerevoli, costituendo in tal modo il

substrato culturale di quello che viene diffusamente detta l’epoca del riflusso.

Nello stesso anno Einaudi ristampa con grande diffusione editoriale il testo di Sraffa del 1960.

Sempre nello stesso anno appariva come introduzione a “Il valore sociale” di G.Amata, uno scritto di Salvatore Notarrigo, ordinario di Fisica Superiore, già noto per i suoi studi sui fondamenti della meccanica quantistica, in particolare in relazione al paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen.

1984 – la rivista “Laboratorio” ospita nei suoi Quaderni l’articolo di Fausto Giani di cui si diceva, che ben sintetizza l’atteggiamento ed il clima ideologico scatenato da una volutamente errata interpretazione del metodo utilizzato da Sraffa nella sua analisi del sistema economico, per la individuazione del “valore di scambio”, e solo successivamente dei prezzi di mercato, a partire da dati certi, fisici e tecnici.

1985 – Sulla stessa rivista compaiono due adeguate risposte (di G.Boscarino e S. Notarrigo) alle problematiche poste dal testo di Steedman e riprese da Giani.

Sia il saggio di Boscarino che quello di Notarrigo evidenziano le profonde contraddizioni e le gravi carenze nel discorso di Steedman, incapace di comprendere come, se opportunamente sviluppata sul piano matematico, l’analisi sraffiana costituisca una formidabile conferma del costrutto di Marx a cui fornisce un ineccepibile fondamento fisico e matematico.

L’ opera di Salvatore Notarrigo

Dopo alcuni periodi di permanenza per studio e docenza negli Stati Uniti e presso l’università di Napoli, Salvatore Notarrigo ritornò a Catania e fu componente del gruppo sperimentale di Fisica Nucleare delle basse energie. (Istituto di Fisica,Centro Siciliano di Fisica Nucleare e Struttura della Materia). Nel 1976 venne chiamato a ricoprire la cattedra di Fisica Superiore dall’Università di Catania. Studiò Fisica Nucleare, Meccanica Quantística, Fisica dell’Ambiente, Epistemologia della scienza; fu anche studioso appassionato delle opere di Karl Marx che lesse in modo originale, soprattutto rispetto al fondamentale problema sull’origine del plus-valore economico, individuando nel percorso logico-deduttivo dell’opera marxiana tutti gli elementi fondanti di una costruzione posta su basi assiomatiche che si svolge in modo deduttivo sul piano della pura logica e della matematica, in perfetta simmetria con gli sviluppi della Termodinamica.

I suoi lavori scientifici sono stati oggetto di importanti riscontri nella letteratura. La sua attenzione si spostò, a partire dagli anni 70, verso lo studio dei fondamenti della meccanica quantistica ed in particolare prese in esame il famoso “Paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen” (EPR). La sua analisi empirico formale tende a negare valore alla verificabilità sperimentale della diseguaglianza di Bell. Si occupò, anche, di epistemologia e di storia della fisica, Divenne critico delle usuali interpretazioni della relatività e della Meccanica quantistica.

Sempre negli anni ’70 studiò economia anche in relazione al problema ambientale utilizzando i concetti della termodinamica e della meccanica statistica e produsse un modello fisico per lo studio dell’interazione economia-ambiente.

Analizzando con estrema attenzione Il Capitale di K.Marx ne evidenziava, come visto sopra, la rigorosa matrice scientifica, in piena sintonia col clima epistemologico che si consolidava attorno alla formalizzazione della termodinamica nella 2° metà del XIX sec.

Approfondiva inoltre l’intera tematica contamporanea dello sviluppo dei cicli economici, da Gheorghescu-Roegen a Von Neumann, a Morishima, a Sweezy, a C. Napoleoni. Ma sopratutto a Piero Sraffa, come vedremo in seguito.

Nel 1982 pubblicava “Limiti fisici allo sviluppo economico, termodinamica e teoria marxiana del valore” in G.Amata (a cura di), Il calcolo economico del territorio, CULC, Catania.

Nel 1985 il saggio “La teoria del valore di Marx e l’economia moderna” su “Quaderni della cooperativa laboratorio” e nel 1987 il volume ” Energia e ambiente, una ridefinizine della teoria economica”, con G.Amata.

Al momento della scomparsa, 1998, Notarrigo aveva in preparazione un’opera di vaste proporzioni, ALICE NEL PAESE DELLA REALTA’, una sintesi del suo pensiero sul piano matematico, fisico, economico e filosofico.

L’ opera, incompiuta, sarà pubblicata a cura della Associazione culturale Salvatore Notarrigo.

Il lavoro del 1985 si conclude con una serie di tre grafici che, pur riferiti a parametri fisici del tutto distinti ma tutti e tre strettamente afferenti al meccanismo della produzione di merci, segnalano dal secondo decennio del secolo XXI gravi anomalie nel processo di sviluppo. Introducendo quindi un fattore predittivo dal quale, malgrado ogni sforzo che si tenti di fare, difficilmente si può prescindere.

Con ogni evidenza il fattore predittivita’ costituisce sul piano metodologico solo un elemento marginale, ma il fatto che salti subito all’ occhio costituisce un richiamo di interesse sulla ben più complessa vicenda di cui ci occupiamo.

Differenziando e sviluppando quella che costituisce simultaneamente la legge fondamentale dell’evoluzione entropica e la legge della evoluzione del sistema economico, perviene ad una serie di fondamentali conclusioni, compendiate, come già visto, in un grafico che compara con altri grafici risultanti da dati empirici ufficiali e dai quali emergono, in modo del tutto indipendente, gravi discontinuità nel secondo decennio del XXI secolo, così come visto.

La precedente affermazione richiede una precisazione, che affideremo alle parole stesse di Notarrigo, da pag 45 della ristampa del 2023, Youcanprint, “Attualità di Marx”, che riportiamo in APPENDICE 1.

Le pagine riportate costituiscono un momento fondamentale nella storia della consapevolezza scientifica sulla necessità assoluta di intervenire sui meccanismi stessi dei processi di produzione.

Il contributo di Angelo Pagano

Un ulteriore approfondimento e sviluppo dei lavori di S.Notarrigo in : A.Pagano, “Elementi di economia: un’ impostazione più vicina alla scienza fisica secondo le idee di Von Neumann, Sraffa e Notarrigo”, Mondotre, Dic 1999.

In tale lavoro, Pagano evidenzia come la soluzione generale dell’equilibrio economico di Von Neumann “chiuda ogni polemica ed ogni citica sul metodo scelto da Marx.Ma il mondo probabilmente ha già perso l’opportunità di comprendere per sempre l’enorme importanza della teoria economica marxiana per accontentarsi di surrogati teorici marginali confusi che sembrano nati con l’unico scopo di giustificare lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali che comporterà prima o poi la morte del pianeta”.

Nel lavoro di Pagano, discente prima, poi allievo e collaboratore di S. Notarrigo, già direttore dell’ INFN di Catania, emerge con assoluta evidenza la continuità tra la ben nota Equazione di Marx, arbitrariamente contestata ma definitivamente confermata dal lavoro di Sraffa, la teoria dell’equilibrio economico di Von Neumann e lo sviluppo di Notarrigo, che perviene alla equazione che corettamente può essere denominata “Equazione di Notarrigo”.

Riportiamo i punti focali di questa considerazione utilizzando, come nel testo, la notazione di Dirac, particolarmente compatta ed espressiva anche riguardo a questioni di natura economica (per quanto il suo uso e la sua conoscenza non siano generalizzati quanto meritererebbero) rimandando peraltro all’ Appendice 2:

Il procedimentodi Sraffa porta alla equazione

(1+ρ) (<q|A|x> + w<L||x>) = <q||x> con ρ=saggio del sovrappiù

che, posti <q|A|x> = C, <q||x>= C’, w<L||x> =v, C=c+v, p = C’ – C,

fornisce C’= C + p = c + v + p,

la tanto contestata e deprecata Equazione di Marx.


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