Anonimo di epoca imprecisata

UNA STORIA POSSIBILE

– ANZI PROBABILE –

La Bibbia, dicono le tre religioni monoteiste pur nelle loro innumerevoli varianti, fu dettata personalmente da Dio. Amen.

In quanto tale è la Verità Assoluta. Stop. Non c’è nulla su cui discutere.

Ma un manoscritto di recente rinvenimento, di ignoto estensore e di imprecisata epoca suggerisce una verità diversa, che ci sembra doveroso far conoscere ad un più vasto pubblico.

La storia ha inizio nell’anno 63 dalla conquista, da parte della tribù dei Levàti (pare che si pronunzi Lèvati) della vallata del Brka, dove, dalle colline circostanti, tre torrentelli si versano nel Brka scavando tre strette gole anfrattuose nell’arenaria mista a tufi che delimita la valle.

Furono queste tre gole l’elemento decisivo a spingere i Levati (in realtà non sappiamo se si trattava di una tribù, o di un clan, o di una vasta famiglia, ma poco importa) ad insediarsi proprio lì, abbandonando terre anche più fertili della valle, infestata da vegetazione selvatica ribelle ad ogni estirpazione.

I Msaerri, che l’avevano colonizzata secoli prima, avevano accettato senza troppe resistenze la loro espulsione dalla valle, che ben poco forniva al loro sostentamento. Per quante volte la boscaglia venisse bruciata nella stagione più calda, nei giorni del vento torrido dal vicino deserto, le radici profonde e ramificate degli arbusti di lentisco, di acacia, di pinastri, di arbuti e bagolari facevano ricrescere da li a sei mesi la boscaglia, cedendo ben poco alle poche capre che potevano venirvi allevate,

I Msaerri andarono a cercarsi terre migliori, mentre i Levati trovarono una condizione a dir poco ideale. Essi avevano sviluppato come pochi altri l’arte della fucinatura del ferro che li rendeva famosi in tutta la regione. Carovane provenienti persino dalle lontane terre della Braa o dalla Sansa portavano a loro preziose merci da barattare con aratri, zappe, vanghe, mazze, spade, pugnali.

I Levati avevano trovato in quest’arte, i cui segreti custodivano gelosamente, la possibilità di sopravvivere e di espandersi. Era stato questo il motivo che li aveva spinti ad insediarsi nella valle del Brka: oltre alla legna a volontà, essi avevano osservato che nelle tre gole dei torrentelli, e in quella centrale in massima misura, una costante ventilazione da borea teneva sempre viva la brace dei falò una volta utilizzati dai Mserri per cuocere le loro stoviglie in argilla.

I viandanti Levati che si erano spinti fin nel Brka avevano raccontato questa straordinaria caratteristica ai capi della tribù che avevano compreso che nessuna forgia sarebbe stata tanto adatta a raggiungere le altissime temperature necessarie per fondere e forgiare il ferro quanto quei camini naturali di cui si favoleggiava. Avevano così conquistato quel territorio e vi avevano trovato ancora uno straordinario quanti insperato vantaggio: l’ ambiente ristretto e buio della gola permetteva anche di giorno di valutare con precisione le gradazioni di rosso del ferro incandescente, rendendo possibile la lavorazione perfetta alla forgia. Era un lavoro durissimo ma proficuo: alcuni, in prevalenza schiavi ma anche i Levati più sfortunati, tagliavano legna dall’alba al tramonto. I ceti medi ne facevano carbone con grandi cataste fumanti, con il carbone l’elite dei fabbri provvedeva alla forgiatura ed alla fucinatura del ferro, che veniva acquistato dai Fttiti che ne possedevano i giacimenti ma non erano in grado di lavorarlo con la maestria dei Levati. Periodicamente una carovana di mercanti Tadash portava ferro grezzo o approssimativamente lavorato, ripartendo con pochi pezzi, ma di eccellente fattura.

Tutti i popoli della zona erano costretti a rifornirsi dai Levati di attrezzi in ferro, pagandoli con il meglio delle loro produzioni.

E quando, per qualche motivo, non incassavano sufficiente cibo, o schiavi, o altre merci, i Levati partivano per proficue razzie contro i clan confinanti, che non a caso li temevano ed odiavano. Forti della loro supremazia nelle armi, costringevano le altre tribù in uno stato di sudditanza continua e difficilmente sopportabile.

Ma fu proprio nell’ anno ’63 che la storia prese un corso violentemente accelerato. Tutto avvenne quando maestro Levit, il capo dei forgiatori, afferrò una spada cui aveva appena rifatto il filo, invece che con il consueto straccio di pelle di capra, con una larga foglia di acanto rivelatasi del tutto insufficiente ad isolare le mani del fabbro dal calore che promanava dal ferro.

Fu costretto a mollare subito l’arma, dal taglio ancora incandescente, che scivolò nelle acque gelide del rigagnolo in una nube di vapori.

Recuperatola, l’occhio attento del fabbro si accorse che qualcosa di nuovo era avvenuto. Alla prova, la spada risultò incredibilmente più dura del solito. Aveva scoperto la tempra dell’acciaio.

Da quel momento le loro spade risultarono vincenti in ogni confronto. Iniziarono a spadroneggiare in tutta la regione, con una arroganza ed una ferocia senza pari. E com’era prevedibile, si creò una alleanza difensiva tra i clan circostanti che, messe da parte le antiche rivalità, furono costretti a coalizzarsi contro il feroce vicino, pur numericamente assai inferiore.

Fu in questo quadro di precario equilibrio che 1l 3 della terza luna dell’anno 99, avvenne un buffo episodio, che avrebbe addirittura influenzato il corso futuro della storia dell’intera umanità.

Era stato deciso che Caporal Mossèk, con ottanta armati, sconfinasse nella vicina Kaspiria a recuperare un centinaio di capre, due o tre carri di grano e possibilmente qualche bella schiava. I Kaspiri erano a quel tempo in pessime acque, e l’operazione appariva poco più che una passeggiata, e oltretutto era noto che le loro spade si frantumavano al primo impatto con quelle, ben temprate, dei Levati.

Solo che, appena penetrati in Kaspiria, caporal Mossèk ed i suoi armati si trovarono in una situazione assolutamente imprevista, che con grande dovizia di dettagli, raccontarono, al quinto giorno, al loro rientro in città.

Eravamo appena usciti dalle gole di Ska”, raccontò Mossèk che aveva riportato a casa senza perdite il drappello dei combattenti, spingendo un gregge di 500 capre, quattro cammelli, sei carri di grano ed una ventina di schiave,”quando ci trovammo circondati da più di mille armati. Da tutta la Malilea si erano coalizzati per dirigersi verso di noi e darci una bella mazzata, possibilmente per sterminarci tutti e per sempre”

Il racconto aveva dell’ incredibile. Come aveva fatto Caporal Mossèk a tornare illeso, e per di più con quel po’ po’ di roba?. “Non ci potete credere, eppure quello che vi racconterò è tutto vero, lo potete chiedere a tutti gli altri. Perso per perso, nel giro di due secondi, decisi di tentare una carta estrema. Mi accorsi che la l’armata coalizzata aveva qualche esitazione, prima di venirci addosso e farci a pezzi, evidentemente su di noi dovevano circolare leggende di chissà quali sortilegi magici, visto che si sa bene in tutta la regione che le nostre spade sbriciolano tutte le altre, lo si leggeva negli sguardi di tutti i soldati. In un attimo inventai la prima sparata che mi passò in testa:” “Maledizione perpetua a chi innalzerà le armi sui figli del Grande Signore Kamun” Per un colpo di fortuna, in quel momento saliva, da Ostro verso Borea, sui monti Amber, uno di quei soliti temporali che noi ben conosciamo ma loro no. Così un lampo ed un tuono accompagnarono e seguirono la mia sparata. L’effetto fu incredibile. Preparati dalle leggende sul nostro conto, tutta l’armata di Malilea fu presa dal panico e si bloccò. “Chi è Kamun?”, mi chiesero. “Il nostro potente e tremendo Signore, di cui siamo il popolo eletto, e che ci dota di armi invincibili” “Ma noi abbiamo ben dodici potenti Dei che ci proteggono, uno per ogni luna dell’anno, a cui facciamo grandi sacrifici.” “Si, dissi loro, ma non sapete che Kamun già cent’anni addietro li divorò tutti e dodici assieme, diventando dodici volte più potente? Egli è ormai l’unico vero Dio dell’Universo. Quel fulmine e quel tuono che avete udito saranno rivolti su di voi per sterminarvi se non farete immediato atto di sottomissione”

Posso dirvi solo che ha funzionato. Si riunirono i capi delle varie armate, già terrorizzati dalle voci sulle nostre spade invincibili, e decisero di soprassedere sul nostro annientamento, in attesa del parere dei capi delle tribù. Nel frattempo il temporale, che come sappiamo bene, passa velocemente sopra la valle del Ther, si fece più minaccioso con tuoni e lampi continui. Noi ce la godevamo come non mai vedendo il terrore che circolava sulle loro facce. Approfittando della situazione, propinai loro una ulteriore serie di panzate del tipo: “Se non obbedirete alla voce del Signore Dio vostro, se non cercherete di eseguire tutti i suoi comandi e le sue leggi che io oggi vi prescrivo, verranno su di voi e vi raggiungeranno le seguenti maledizioni: Sarete maledetti in città e maledetti in campagna, maledetti saranno le vostre ceste e la vostra madia; maledetto il frutto del vostro seno e del vostro suolo. Maledetti i parti delle vostre vacche e delle vostre pecore. Il Signore manderà maledizioni, costernazioni e minacce in ogni lavoro cui metterete mani, finchè voi siate distrutti e periate rapidamente a causa delle vostre azioni malvagie per non averlo adorato. Il Signore vi attaccherà la peste fino a che non siano distrutti i vostri paesi. Vi colpirà con la consunzione, la febbre, l’infiammazione, l’arsura, la siccità, il carbonchio, la ruggine, finchè non siate periti. Sopra il vostro capo il cielo sarà di rame e la terra sotto di voi di ferro. Il Signore darà come pioggia al vostro paese sabbia e polvere, che scenderanno su di voi finchè non siate distrutti. Vi farà sconfiggere dai vostri nemici: per una sola via andrete contro di loro, e per sette vie fuggirete davanti a loro:diventerete oggetto di orrore per tutti i regni della terra. I vostri cadaveri diverranno pasto di tutti gli uccelli del cielo e di tutte le più immonde bestie selvatiche che nessuno scaccerà. Il Signore vi colpirà con le ulcere d’Egitto, con bubboni, scabbia e prurigine da cui non potrete guarire, col delirio, la cecità e la pazzia, cosicché andrete brancolando in pieno giorno come il cieco. Non riuscirete nelle vostre imprese, sarete ogni giorno oppressi e spogliati e nessuno vi aiuterà”

E poi, già che c’ero, dissi loro: “ognuno di voi si fidanzerà con una donna, ma un’altro la praticherà, si costruirà una casa ma non la abiterà, pianterà una vigna ma non ne potrà raccogliere i frutti. Il suo bue sarà ammazzato sotto i suoi occhi e non ne mangerà; il suo gregge sarà portato via dai nemici e mai tornerà; i suoi figli e le figlie saranno consegnati ad un popolo straniero mentre i suoi occhi vedranno e nulla potrà fare la sua mano. Un popolo che non conoscete mangerà tutti i frutti della vostra fatica, sarete oppressi e schiacciati, diventerete pazzi per ciò che i vostri occhi dovranno vedere. Il Signore vi colpirà alle ginocchia ed alle cosce con una ulcera maligna, diventerete oggetto di scherno, di stupore e motteggio tra tutti i popoli tra i quali il Signore vi disperderà”

Li terrorizzai per più di tre ore con queste maledizioni. Addirittura dissi: “Il Signore gioirà a vostro riguardo nel farvi perire e distruggervi. Rimarrete in pochi uomini, dopo essere stati numerosi come le stelle del cielo, perché non avrete obbedito alla voce del Signore Dio Vostro”.(Queste ed altre delizie li trovate in DEUT:,28).

I messaggeri partirono al galoppo per riferire ai loro capi. Noi restammo venerati ospiti dell’armata malilea per tre giorni.

Il terzo giorno tornarono i messaggeri dai vari angoli della Malilea, portando con loro questo pò pò di roba. Ci hanno detto che è una specie di acconto, che intendono sottomettersi al nostro Kamun, che intendono sacrificare solo a lui, e che nel frattempo hanno già liquidato in via definitiva i sacerdoti dei loro vecchi dei.”

Grande fu l’entusiasmo tra i Levati, tempi di grande prosperità si attendevano. In massa si misero ad elaborare le più assurde panzate per impressionare tutti i popoli di Malilea.

Ora tutto sarebbe cambiato.

Kamun sarebbe diventato il fulcro vitale dell’ intera Malilea, e i Levati i suoi sacerdoti supremi. Non sarebbe più stato necessario spezzarsi le reni a tagliare e trasportare legna, a coltivare le piccole radure della macchia, a battere il ferro con le mazze, non sarebbe più stato necessario organizzare pericolose spedizioni di razzia nei territori limitrofi: tutto il necessario, ed anche di più, molto di più, sarebbe arrivato come atto dovuto, come sacrificio verso i sacerdoti del Grande Signore dell’ Universo. Tutto avrebbe ruotato sulla capacità, da parte dei Levati, di spargere sempre più terrore sui popoli vicini, mettendo in giro storie sempre più assurde, e per ciò stesso più temute.

Una volta ottenuta la sottomissione assoluta, avrebbero reso ferreo (è proprio il caso di dirlo) il loro potere dichiarando la ferrea unità di tutti i popoli della Malilea, sulla base della proclamata predilezione di Kamun nei loro confronti, a condizione che si fossero comportati a dovere nei confronti dei loro sacerdoti..

Cominciarono ad elaborare le panzate più enormi, e si rivelarono abilissimi nel confezionarle per soddisfare ogni loro esigenza.

Terach scrisse: “Se volete la benevolenza del Signore, dovete portare in offerta ai suoi sacerdoti ogni tipo di offerta e sacrificio: offrirete bestiame grosso o minuto. Se l’offerta è di bestiame grosso, gli offrirà un maschio senza difetti” e ancora: “Questo sarà il diritto dei sacerdoti sul popolo, su quelli che offriranno come sacrificio un capo di bestiame grosso o minuto: essi daranno al sacerdote la spalla, le due mascelle e lo stomaco. Gli darai le primizie del tuo frumento, del tuo mosto e del tuo olio e le primizie della tosatura delle tue pecore; perché il Signore Dio tuo l’ha prescelto fra tutte le tribù, affinché attenda al servizio in nome del Signore, lui, i suoi figli, sempre”(DEUT.,18).

Rifat, che aveva manie di tipo architettonico, decise come gli dovevano costruire la sontuosa dimora, con annesso tempio, e la progettò scrivendo: “La mano del Signore mi condusse là, dove un uomo dall’aspetto bronzeo con in mano una canna di sei cubiti per misurare mi disse: Figlio dell’uomo, attento, riferisci ai Malilei quanto ti mostro. Il tempio era tutto recintato di un muro alto una canna e di spessore una canna. Misurò la soglia della porta: era di tredici cubiti, i pilastri di due cubiti. L’atrio della porta era verso l’interno. Misurò la larghezza dell’apertura del portico: era di dieci cubiti.. Le stanze a oriente erano tre da una parte e tre dall’altra, tutte della stessa grandezza. Dalla facciata della porta d’ingresso alla facciata dell’atrio della porta interna vi era uno spazio di 50 cubiti. Misurò lo spazio dalla porta inferiore ad oriente a quella interna: erano 100 cubiti.

Mi condusse poi verso mezzogiorno: ecco un portico rivolto a mezzogiorno. Esso misurava 50 cubiti per 25. Vi si accedeva con otto gradini, ed era ornato di palme. C’era anche una stanza con la porta vicino ai pilastri dei portici: là venivano lavati i sacrifici, su due tavole da una parte e due dall’altra. Altre due erano sul lato esterno, e due presso l’atrio, otto in tutto.

C’erano poi altre quattro tavole di pietre squadrate, lunghe e larghe un cubito e mezzo, alte un cubito. Sulle tavole si mettevano le carni delle offerte.” Scrisse venti pagine di minuti dettagli su come doveva essere il tempio-fortezza-castello della sua famiglia, specialmente riguardo alle stanze da pranzo: “le stanze a settentrione e quelle a mezzogiorno, di fronte allo spazio libero, sono le stanze sacre, dove i sacerdoti mangeranno le cose santissime, e vi riporranno le oblazioni e le vittime di espiazione e di riparazione perché santo è questo luogo.” Poi diede le misure complessive: Da quattro lati egli misurò la fortezza: aveva intorno un muro di 500 canne ed altre 500 per separare il luogo sacro da quello profano”

Poi pensò anche al vestiario: “ i sacerdoti non usciranno dal luogo sacro con le stesse vesti, che sono sacre, ma ne indosseranno altre per avvicinarsi al luogo destinato al popolo” (EZECH, 40 – 44)

E, per maggiore precisione scrisse ventidue pagine con la descrizione degli abiti che andavano confezionati ai rappresentanti di Dio in terra: “ ed ecco gli abiti che faranno: il pettorale e l’efod, il manto, la tunica damascata, il turbante e la cintura. Dovranno usare oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso. L’Efod avrà due spalline attaccate alle due estremità e in tal modo formerà un pezzo ben unito. La cintura per fissarlo sarà della stessa fattura, intessuta di oro, bisso ritorto, porpora rosso e porpora scarlatto”.. e così via (ESODO, “28)

Ghemalli, che aveva la fobia delle malattie ed era fanatico dell’igiene dettò le rigide norme dietetiche: “La vittima della riparazione sarà donata a Dio, quanto al grasso che verrà bruciato sull’altare, ed al sangue che sarà disperso attorno all’altare.. I fumi gli saranno gratissimo omaggio. Non mangerete mai il grasso di una bestia morta di morte naturale o sbranata da una belva. La carne che sarà stata in contatto con una cosa immonda non si potrà mangiare. Se qualcuno lo farà, sarà eliminato dal suo popolo. Il sacrificio di riparazione è come il sacrificio espiatorio; la stessa legge vale per ambedue: la vittima sarà del sacerdote che avrà officiato l’espiazione

Ogni oblazione, cotta nel forno o preparata nella teglia o nella pentola, sarà del sacerdote che avrà officiato l’offerta. Ogni oblazione impastata con olio o asciutta sarà per tutti i sacerdoti in misura uguale. La carne del sacrificio di ringraziamento dovrà mangiarsi il giorno stesso in cui esso viene offerto; non se ne lascerà nulla fino alla mattina.” (LEV,7).

Furono secoli di vera cuccagna per i Levati. Altro che tagliare legna, tirare su le carbonaie, battere il ferro con pesanti mazze: queste cose le facevano per loro centinaia di migliaia di Malilei, sempre più terrorizzati dalle tremende sciagure promesse dai sacerdoti, che peraltro non esitavano a metterle in pratica sotto forma di feroci esecuzioni capitali nei confronti di ogni dissidente, come scrissero nei loro codici: “ coloro che avranno in mano questo libro non dovranno turbarsi per questi castighi, che vengono per la correzione del nostro popolo Il fatto che gli empi incappano subito in grandi castighi è segno di grande benevolenza. Il Signore non ci toglie mai la sua misericordia, ma correggendoci con le sventure non abbandona il suo popolo.” (MACC.,6).”Guardatevi dal dimenticare l’alleanza che il Signore Dio vostro ha stabilito con Voi e dal farvi alcuna immagine scolpita di qualunque cosa, perché il Signore Dio vostro è un Dio geloso, un fuoco divoratore. Se voi servirete a dei fatti da mano d’uomo, di legno o di pietra, sarete tutti sterminati..Qualora il tuo fratello, figlio o moglie, ti istighi in segreto proponendoti di servire altri dei, tu non ascoltarlo, il tuo occhio non lo compianga, non coprire la sua colpa. Anzi devi ucciderlo: la tua mano sia la prima contro di lui per metterlo a morte, poi la mano di tutto il popolo. Lapidalo e muoia. Se senti dire che in una delle città che il Signore ti ha dato per abitarle uomini iniqui dicono: andiamo, serviamo altri dei, tu indaga: se è vero che un tale abominio è stato realmente commesso, passa a fil di spada gli abitanti di quella città è poi sia bruciata e distrutta per sempre (DEUT:, 3, 23).

La ferocia nei confronti di chiunque uscisse fuori dal loro seminato non aveva limiti, persino nei confronti dei figli irrequieti le norme di comportamento erano così stabilite:

Se un uomo avrà un figlio testardo e ribelle che non da retta ai suoi genitori, essi lo porteranno dagli anziani della città. Allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli ne morirà: così estirperai da te il male e tutta la Malilea lo saprà ed avrà timore.” (DEUT:,21)

Ai Malilei fu promesso il possesso perenne della loro terra, sempre che si comportassero bene verso i sacerdoti: assicurarono la protezione speciale del Grande Signore nei loro confronti, la loro condizione di popolo eletto dal Signore che li avrebbe reso invincibili. Quando poi si verificavano calamità naturali o sciagure individuali, i Levati avevano sempre pronta una perfetta scappatoia: “uno di voi si è comportato in modo empio nei confronti del Grande Signore, Egli, nella sua suprema saggezza, vi ha castigati per redimervi e farvi comprendere quale sia la retta via. Il suo è stato, in fondo in fondo, un atto di amore nei vostri confronti. Siete voi, nella vostra infima pochezza, a non poterlo capire”

Divennero straordinari maestri nell’ uso del terrore e del ricatto psicologico, arma ancora più potente e micidiale delle spade di acciaio temperato, in cui pure erano altrettanto maestri.

Avevano costruito una micidiale trappola mentale che scattava appena il malcapitato, spinto dalla paura dell’ignoto, accettava l’esistenza del Grande Signore Onnipotente: a questo punto ogni evento della vita quotidiana, ogni imposizione dei rappresentanti di Dio sulla terra, rientravano nella tenebrosa volontà dell’Onnipotente e Onnisciente.

L’infimo umano non poteva che accettare senza il benché minimo dubbio ogni assurdo mistero della Fede. Se avesse dubitato, fiamme eterne nell’aldilà e fiamme (roghi) sufficientemente lunghi nell’ aldiquà. Come avvenne a Brunn Jordan, il più noto dei milioni di disobbedienti che furono misericordiosamente fatti ravvedere, per il loro bene. Se poi la legna costava troppo era sufficiente la lapidazione, molto diffusa in quegli anni. Per ogni rogo, le famiglie eventualmente superstiti dovevano pagare il costo di 6 carichi di legna, anche se è dimostrato che due erano più che sufficienti.

Misero in giro una storia esemplare, di Dio che vari secoli prima aveva voluto convincere il Faraone d’ Egitto a rimettere in libertà i Malilei allora schiavi. E siccome il Faraone non ne voleva sapere, il Misericordioso Signore cominciò a tentare di convincerlo: non sottoponendolo a prove devastanti, ma sottoponendo i suoi poveri sudditi a quelle prove! Così i poveri Egizi furono sottoposti a fame miseria e disperazione in tutti i modi possibili. Alla fine Dio decise di uccidere il primogenito del Faraone, anzi ci ripensò e per essere più convincente sterminò tutti i primigeniti dei miseri egizi!

Raccontavano di una spedizione condotta da Mossek, che nel frattempo si era evidentemente conquistato la carica di generale comandante di Stato Maggiore, nella quale i suoi vicecomandanti avevano sterminato tutti gli uomini Madianiti, un popolo che non accettava più il loro potere. Come, urlava Mossek, avete risparmiato donne e bambini?! “Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e ogni donna che si sia unita con un uomo”, tenendo per voi ovviamente tutte quelle vergini, per i vostri trastulli! (Num.,31)

Storie di questo tipo seminavano terrore e panico tra i poveri Malilei, che, mentre prima della spedizione di Caporal Mossèk, cedevano saltuariamente qualche magro bottino durante le incursioni dei più forti Levati, ora, in stato di autentica schiavitù terroristica, ma convinti di essere contribuenti volontari, portavano fiumi di beni ai loro furbi aguzzini.

Certo che questa situazione aveva ormai costruito in loro il senso di appartenenza ad uno stesso popolo, ed i Malilei si dedicavano anch’essi allo sport della rapina in casa d’altri, in casa delle tribù dei popoli vicini, e complessivamente gli affari si mettevano bene. Non erano certo una potenza regionale, ed anche i Levati dovevano subire il giogo delle grandi potenze, ma, accorti e cauti com’erano, riuscivano a stabilire accordi favorevoli con i grandi imperi del Mediterraneo che si succedevano nei secoli.

Ormai le casse del tempio, vero forziere della casta sacerdotale, scoppiavano di oro e gioielli senza che la cosa si sapesse in giro. Avevano convinto con le loro terrificanti storie persino Seleuco, re dell’ Asia, a provvedere a tutte le spese per il mantenimento del servizio dei sacrifici

Ma un certo empio Simone della tribù di Bilga, nominato sovrintendente del tempio di Jehrusal-hemm, trovandosi in contrasto col sommo sacerdote Onia, e non potendo spuntarla, fece sapere al re che le nel tempio erano custodite enormi ricchezze. Arrivato in città, Eliodoro, delegato del re per le riscossioni, si recò con i suoi armati a vuotare il forziere. A questo punto il sommo sacerdote iniziò a tremare per la collera e la paura; anche dalle case i Lavati uscivano per accorrere in folla ad una pubblica supplica. Muoveva a compassione il pianto confuso della moltitudine e l’ansia tormentosa del sommo sacerdote, che supplicavano l’Onnipotente che volesse conservare intatti i forzieri.

Eliodoro, entrato nel tempio per svuotarlo, ne uscì malconcio, per la reazione di un gruppo di guerrieri preposti alla sua custodia. Su questo episodio i pareri furono discordi: lo stato maggiore sacerdotale sostenne che gli armati costituivano un’armata divina, mentre Simone ed un gruppo di dissidenti, al comando di Giasone fratello del sommo Onia, sostennero che si era trattata di un’ imboscata di Onia. Giasone comprò il sommo sacerdozio detronizzando Onia ed alleandosi col lontano re. Ne seguì un periodo di feroci lotte per il potere e per il tesoro del tempio, conclusosi con la vittoria dei seguaci di Onia, al comando di Maccabeo, che fece giustiziare più di ventimila nemici. Ma non finì qui: Ripresa la lotta, Maccabeo, guidato da cinque cavalieri celesti,conquistò Ghezer bruciando vivi i nemici, uccidendone venticinquemilacinquecento e seicento cavalieri. Alla fine del lavoro, benedissero con canti ed inni il Signore che tanto aveva aiutato la Malilea e le aveva concesso la vittoria. Subito dopo, per la Misericordia del Signore, guidati da un divino cavaliere dall’armatura d’oro, stesero undicimila nemici, e milleseicento cavalieri. Sotto la guida di Giuda attaccarono la fortezza di Casfin dove, per volere di Dio, fecero innumerevoli stragi, tanto che il lago adiacente si riempì del sangue che vi colava(Di tutto ciò si vantarono in 2 MACC., 3-12).

Si convinsero che veramente Dio “ci ha assoggettato i popoli, ha messo le nazioni sotto i nostri piedi”,come cantavano al Salmo 46.

Cantavano inni alla bontà di Dio (Salmo 32) ma per coloro i quali si permettevano di mettere in dubbio l’apparato, molto democraticamente e caritatevolmente, cantavano(Salmo 57):

Sono traviati gli empi sin dal grembo materno,

si pervertono sin dal grembo gli operatori di vergogna.

Sono velenosi come il serpente,

come vipera sorda che si tura le orecchie

per non udire la voce dell’incantatore.

Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca,

rompi, o Signore le loro mascelle.

Vivi li travolga il turbine.

Il giusto godrà nel vedere la vendetta.

Laverà i piedi nel sangue degli empi.

E gli uomini diranno: “c’è un premio per il giusto”

Il manoscritto prosegue per 1246 pagine narrando di altri istruttivi episodi della storia dei Levati, i sacerdoti dei Malilei, il popolo eletto dal Dio Onnipotente e Onnisciente.

Non ci appare utile, data la sua mole, riportare, in questa breve nota, l’intero scritto. Chi intendesse comunque approfondire la vicenda nel suo complesso, potrà proficuamente consultare il volume, in lingua italiana (o le tante traduzioni): La Sacra Bibbia – edizione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana – Ediz. Paoline – Roma, 1980.

Noi crediamo che un’attenta lettura dell’ opera citata possa fare molta chiarezza sul periodo storico cui si riferisce e soprattutto sui successivi 2000 anni.

Buona lettura e buon lavoro!

Categorie: Appunti e note

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