Credo che sia di fondamentale importanza esaminare l’influsso che su tutta la teoria che sottostava all’ideologia nazifascista, Nietzsche in testa, ebbero le opere di Darwin, di cui “L’origine della specie” fu pubblicata con grande scalpore nel 1859, quando Nietzsche per l’appunto era ancora giovanissimo.

Il ragionamento che viene portato avanti appare di disarmante ovvietà: Essendo pacifico e scontato che l’Uomo, il vertice delle specie prodotte dalla selezione naturale, si è formato attraverso una feroce lotta per la supremazia, tale lotta è, al di la di ogni ragionevole dubbio, la legge generale della sfera del vivente, e deve continuare ad essere applicata con la massima determinazione se non si vuole ostacolare il continuo miglioramento della razza umana, fino a selezionare un ceppo di superuomini cui affidare i destini della intera umanità.

Chiaro, semplice e “logico”. Dov’è il trucco? Il trucco c’è e si vede.

Mentre il discorso di Darwin costituisce una teoria dinamica, di trasformazione continua, una teoria non a caso definita evoluzionistica, la sua interpretazione reazionaria ne è, a ben considerare, l’esatto opposto. E’ la “fissazione” del concetto di evoluzione, la sublimazione della lotta per l’evoluzione in una visione statica e ineluttabile. E’ in altre parole la parodia dell’evoluzionismo, trasformato attraverso  un’ottica metafisica in una ineluttabile condanna per il genere umano. E’ la inevitabile conseguenza dell’idealismo metafisico che sta a fondamento di ogni costruzione mentale reazionaria, la trasformazione in dogma di ogni assunto, dato per legge generale dell’Essere.

Al contrario, nell’ insegnamento darwiniano, l’evoluzione di Homo Sapiens ha condotto ad un uomo estremamente superiore ai suoi antenati ominidi: non solo nel processo filogenetico la neocorteccia, l’organo preposto alla elaborazione logico-cognitiva, ha subito un consistente sviluppo ponderale, ma soprattutto ha innescato l’incremento  esponenziale delle capacità razionali di sistematizzazione dell’esistente.

Lo sviluppo quantitativo ha comportato un autentico salto qualitativo.

A questo punto Homo Sapiens non è più soggetto passivo, vittima dell’ ineludibile processo di evoluzione, ma ne è soggetto attivo, capace di intervenire su di esso, in grado di costruire un processo di consapevolezza storica che gli consente di scegliere quale delle organizzazioni sociali che gli si presentano come possibili opzioni sia la più opportuna.

Homo sapiens nel corso del processo evoluzionistico ha imparato ad imparare, molto ma molto di più di qualsiasi altro mammifero superiore.

Almeno, io credo, la gran parte dell’ umanità, quelli che effettivamente l’elaborazione logico-cognitiva sono in grado di effettuarla, quelli cioè che sono in grado cioè di scegliere coscientemente, tra solidarietà e oppressione, tra socialità ed allucinato egoismo, tra Civiltà e Barbarie, tra Nietzsche e la Filosofia.

 

Categorie: Appunti e note

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