Non pensavamo di dover dedicare il nostro tempo (e proporre all’attenzione dei compagni che ci seguono) il fenomeno del rossobrunismo. Scriviamo perché seriamente preoccupati dalla crescente permeabilità di ambienti della sinistra, radicale e antagonista, e persino di certa parte degli ambienti che si rifanno al comunismo ai fetori che provengono dalla palude rossobruna.

Il bellissimo lavoro, presente in rete, dal titolo “Comunitarismo e nazimaoismo” ci presenta un quadro esaustivo di questi ambienti e personaggi. Ci spiega come, in anni lontani, attorno alla rivista “Orion” si coalizzò un ambiente che, partendo dal neofascismo apriva i suoi ambiti di riferimento fino “all’estrema sinistra anti-sionista, libertaria e non dogmatica”. Da lì parte un filo lungo che lega gli ammiratori di Thiriart, nazista con le SS in Vallonia, alla rivista Indipendenza, ai Campi antimperialisti, agli attuali comunitaristi. Questi ambienti sono caratterizzati dal travaso continuo di neofascisti e appartenenti alla cosiddetta “estrema sinistra”, che utilizzano con disinvoltura l’appellativo “ex”, a seconda delle circostanze. Si arriva ai giorni nostri, a Costanzo Preve e al suo fido discepolo Fusaro che, nella ripartizione dei ruoli, occupano ognuno un proprio posto nello scacchiere comunitarista, fino ad assurgere al rango di ideologo quanti oggi sono poveri di idee e di riferimenti teorici.

Preve non trascura di pubblicare i suoi libelli per case editrici apertamente neofasciste, dedite alla pubblicazione di scritti di Codreanu, Evola, Drieu de la Rochelle, dei criminali di Salò e di altri boia di pari livello. Si vanta di aver assunto a modello di riferimento la rivista “Diorama Letterario” del noto esponente di primo piano del neofascismo italiano Tarchi.

Egli, come il suo discepolo Fusaro, teorizzano il superamento di destra e sinistra e il comunitarismo, ideologia intrisa dell’irrazionalismo tipico della borghesia decadente che ha ispirato il fascismo e il nazismo. Con estrema disinvoltura, approfittando dell’ignoranza oggi imperante, commistionano arbitrariamente Shopenhauer e Spinoza, Kierkegaard e Marx e approfittano dei tanti che oggi si dicono marxisti-leninisti ma non hanno mai letto (ancor meno compreso) un libro di Marx o di Lenin.

Il clichè che propongono è invariato da anni: sostegno dei nazionalismi e degli imperialismi diversi da quello statunitense (con decennale, fanatica propensione per quello russo), esaltazione del mito della patria e della sovranità purché in senso antistatunitense. Spariscono le classi e con esse quindi i concetti di lotta di classe e di sfruttamento, men che meno si parla di internazionalismo. Insomma si tratta del vecchio ciarpame della destra in cerca di un’area di consenso, piazzato ai creduloni di turno.
Purtroppo di questa gentaglia è pieno il paese e nella loro trappola cadono in parecchi: ultimo il PDCI che il 16.11.13 organizzò un incontro con niente meno che Stato e im-potenza
(come qualcuno li ha definiti). Anche i neofascisti in realtà fanno della confusione rosso-bruna un’arma; basti pensare ai “furti” che stanno compiendo in campo musicale (De Andrè e Rino Gaetano), politico (Ché Guevara) e militante (con l’appropriazione delle pratiche dei centri sociali).

Il consenso che costoro hanno anche tra certi sprovveduti compagni mostra quanto è lunga la strada da percorrere per restaurare il pensiero, il metodo, l’azione dei rivoluzionari, devastati da decenni di putrescente revisionismo.

Prendere le distanze da questi ambienti rossobruni (in tutte le loro sfaccettature) dovrebbe essere nel dna dei comunisti. Se così talvolta non è per gravissimi deficit culturali, ma anche per la volontà di esasperare, a qualunque costo, il proprio bacino d’utenza. Miserie, preoccupanti quanto avvilenti. E’ davvero l’ora di sgomberare il campo da equivoci teorici e sbandamenti che, alla lunga, creano sfiducia e disorientamento nei militanti. Richiamiamo tutti i comunisti a una vigilanza attenta e inflessibile per isolare e relegare nel museo della storia i retaggi del pensiero reazionario, anche nella versione riverniciata di rosso.

Consigliamo anche la lettura di questo articolo sul tema dei rossobruni: http://www.militant-blog.org/?p=7617

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4 Responses to Il pericolo del “rossobrunismo” permeante in ambienti radicali e antagonisti

  1. Gianni says:

    non sono un compagno anzi, sono un fascista e fiero di esserlo, sinceramente quelli che si rifanno al cosi detto “ROSSOBRUNISMO” sono solo una mandria di imbecilli che non hanno capito nulla delle ideologie.

  2. Roger says:

    Il rossobrunismo è pericolosissimo, se si pensa che il caro Marco Rizzo lascia che le sue interviste vengano pubblicate in siti FASCISTI come basileus88, è il destinatario dell’Appello agli italiani lanciato da Socialismo Nazionale (caso unico nella sinistra antagonista), partecipa a presentazioni di libri assieme a Bagozzi (redattore di Stato e Potenza).
    E questo vorrebbe ricostruire il Partito Comunista?

    Sul sito di CSP-Partito Comunista era comparso nei giorni scorsi un articolo intitolato “Contro l’aggressione imperialista alla Siria. Mobilitazione generale”, a firma di Diego Fusaro.
    Questo Fusaro si è autorevolmente sostituito agli organi dirigenti del Partito, non è nemmeno un iscritto. Poi si scopre che l’articolo in questione non è di prima mano, ma è stato pubblicato diversi giorni prima sul sito della rivista “Comunismo e comunità”.
    Tale rivista è diretta da Maurizio Neri, colui che faceva parte di “Costruiamo l’azione”, arrestato nel corso delle indagini sulla strage di Bologna, lo ritroviamo nel Fronte Sociale Nazionale di Adriano Tilgher.
    Compagni del Collettivo Red Militant, attenzione.

 

 


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